STRETTI COSTRETTI E CIRCOSCRITTI
di Giovanni Purpura


Somàtico: agg. dal gr. σωματικός, der. di σῶμα -ατος «corpo» Nel linguaggio scient., che si riferisce al corpo umano

Società somatica: ovvero una società all'interno della quale i problemi politici più importanti sono problematizati ed espressi attraverso il corpo” [B.S. Turner- The Body and the Society]

 

In questa definizione di Turner non deve sfuggirci che con “problemi politici” vengono compresi e non esclusi i principali temi sociali e culturali contemporanei.

Nei nostri contesti quotidiani, coscientemente o meno, è il nostro corpo ad avere la centralità. Nelle scuole superiori le fragilità psichiche si esprimono soprattutto attraverso disturbi dell’alimentazione e autolesionismo, la conservazione di embrioni, il testamento biologico, la fecondazione assistita sono strumentalizzate in battaglie politiche, i trapianti di organo e le trasfusioni pongono diversi interrogativi morali a diverse estrazioni sociali, la chirurgia estetica sta diventando pervasiva. Nell’arte la performing art è spesso esempio di ricerca di senso attraverso la sfida ai limiti corporei, e abbiamo visto come di recente la questione vaccinale ha spaccato l'Italia a metà. Questi temi vengono solitamente considerati appannaggio della scienza. Ma ciascuno di questi temi pone anche altri interrogativi: cosa e quanto è consentito in relazione ai corpi, e chi può arrogarsi il diritto di decidere in merito? E' ormai imprescindibile una visione in cui il corpo non venga più passato solo sotto la lente della scienza biologica, ma anche della sociologia, del diritto, della bioetica e non ultimo del benessere psicofisico. 

L’intervento di queste discipline permette non solo nuove riflessioni che si lascino alle spalle un ormai trito dualismo cartesiano, ma anche la messa in discussione di dogmi e regole che la società capitalistica utilizza per il controllo sul corpo, campo di battaglia per il controllo sociale attuato nella società somatica grazie alla regolamentazione proprio dei corpi. Qui ci viene in aiuto ciò che il sociologo Pierre Bourdieu intendeva come Habitus: quell’insieme di modi di fare, pratiche condivise e modalità di interazione con l’esterno che definiscono un individuo e un ceto sociale. Attraverso la codificazione dei comportamenti fisici ed emotivi le differenze tra classi sono diventate sempre più marcate, e la stigmatizzazione e la censura dei comportamenti è andata sempre più a combaciare con la critica morale. 

Non per nulla il Galateo, il codice di norme atte a stabilire la buona condotta, nasce per normare uno dei 4 principali strumenti attivati per il controllo corporeo: la restrizione. Con il controllo della riproduzione (provate a fare un aborto in italia e ne riparliamo), la regolamentazione delle “misure fisiche idonee” entro cui deve stare ogni corpo e la rappresentazione, cioè la netta separazione tra ciò che deve essere privato e ciò che deve essere pubblico, abbiamo dispegati tutti gli strumenti atti a normare il corpo nello spazio pubblico e privato della società contemporanea.

Corpo quindi come strumento di oppressione e liberazione, di controllo ossessivo delle sue funzioni da una parte, ma anche  di spinte di autodeterminazione dall’altra. 

Ma dove possiamo cercare realmente la possibilità della determinazione dei nostri stessi corpi? 


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